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Prefazione a “Geografia e cultura visuale”

 di Giuseppe Acocella

 I temi dell’ambiente, e del territorio, ma soprattutto la valorizzazione dell’ambiente storico - scenario della vita sociale degli esseri umani – costituiscono un sentiero che da anni l’Università telematica “Giustino Fortunato” si è sforzata di intraprendere, impegnandosi nella ricerca e nella promozione di iniziative come quella del Centro per il patrimonio culturale, o del <<Premio Traiano>>, o più recentemente nella partecipazione all’iniziativa nazionale per i sessanta anni della Carta di Gubbio, che in una città dalle grandi tradizioni storico-culturali come è Benevento trovano la propria collocazione ideale. Sono pertanto grato al prof. Ciaschi, Prorettore di questa Università, per l’opera che ora pubblica e alla quale ha voluto chiedermi – in qualità di Rettore dell’Università degli studi “G. Fortunato” - di contribuire con un breve scritto. Non mi avventurerò certo a toccare tematiche non di mia stretta competenza, ma intendo soltanto testimoniare il grande interesse che suscita un tema come Geografia e cultura visuale per una istituzione accademica che del legame con il territorio ha voluto fare la base per la propria dimensione di polmone di cultura e di ricerca - oltre che di didattica espletata attraverso i più moderni strumenti di formazione per via telematica – che essa rappresenta con proiezioni operative sull’intero territorio nazionale.

Quando si cominciò a parlare di città cablata chi avrebbe potuto immaginare lo sconvolgimento che i cambiamenti avrebbero apportato anche alla vita quotidiana a e alla stessa organizzazione delle città? E come avrà inciso, nel prossimo futuro, la trasformazione in questi mesi generata (per alcuni una parentesi che vedrà ogni cosa tornare al suo posto, per altri una cesura epocale) dalla pandemia, o piuttosto – come recita il sottotitolo di questa ricerca – quali saranno le Nuove centralità dopo il Covid-19? A. Ciaschi e A. Buonauro, i due autori, si sono dunque accollati un compito spinoso, inserendosi nel dibattito sulla economia circolare e sugli altri fenomeni che cercano di “correggere” gli eccessi del liberismo in una età nella quale il mercato sembra inarrestabile – anche nelle iniquità sociali che produce – specie a cospetto di un indebolimento degli Stati (e delle sovranità) nazionali, che limitano l’efficacia delle politiche redistributive e di equilibrio sociale spesso con effetti drammatici su classi popolari e vaste aree sociali alle prese con le difficoltà generate dall’ineguaglianza.

Lo scenario creato dal massiccio ingresso delle nuove infrastrutture digitali ha così posto le città in una condizione inedita, nella quale le nuove reti di relazione urbana - così come la sopravvenuta crisi dello shopping mall - hanno indotto trasformazioni profonde, al punto che dovremmo chiederci quanto questo incida sugli orientamenti collettivi, e forse comprendere come questo studio ci consenta – sulla scorta delle riflessioni di Jurgen Habermas di quasi sessant’anni fa – di valutare quali grandi mutazioni siano riscontrabili oggi in termini di formazione della opinione pubblica. La ricerca rigorosa e documentata di Ciaschi  e Buonauro consente di affrontare anche un altro grande nodo del nostro tempo, relativo alla individuazione dei luoghi dell’esistenza nell’età contemporanea: se la fabbrica o in genere l’ambiente di lavoro hanno costituito i luoghi centrali dell’esistenza individuale e sociale per l’intero Novecento e fino all’inizio del secolo XXI, il volume ci rivela che in questi anni di trasformazione la crescita del turismo ha modificato il criterio di identificazione dei luoghi dell’esistenza: dai centri commerciali – ora segnalati come travolti anch’essi dalla crisi – l’attenzione si è rivolta ai parchi a tema, veri nuovi luoghi dell’aggregazione collettiva e della esaltazione sostanziale della dimensione individuale all’interno della esibita (benché apparente, perché segnata dalla solitudine del singolo) esperienza di massa. Dal lavoro all’intrattenimento: questo è il destino della vita sociale ed economica, potrebbe chiedersi qualcuno?

Sono grato dunque agli autori per avermi consentito (e costretto) a riflettere su ambiti sensibili che non pratico ordinariamente, ma che – per la interazione indispensabile tra settori culturali – stimolano riflessioni ed accendono interrogativi che arricchiscono le prospettive di ricerca anche in ambiti diversi.

Giuseppe Acocella

Professore Emerito di Filosofia del diritto, nella Università di Napoli "Federico II"

Rettore della Università degli studi “G. Fortunato”

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